Riteniamo incomprensibile e inaccettabile il Comunicato con cui Comdata dispone la riapertura della sede, senza alcun attestato formale da parte degli Enti competenti. NON E’ POSSIBILE.
La stessa comunicazione di Comdata di oggi 15 marzo 2020 con cui dispone la riapertura della sede operativa dell’Aquila conferma esplicitamente di essere ancora in attesa di ricevere comunicazioni ufficiali da parte delle Autorità competenti “dall’azienda formalmente interpellate”.
Esistono le condizioni per garantire in sicurezza la continuità del servizio, con le modalità da noi suggerite e indicate anche nel pur insufficiente Protocollo d’intesa firmato il 14 marzo 2020, e consideriamo incomprensibile l’assenza di dialogo costruttivo con le organizzazioni sindacali da parte di Comdata.
Già in data 8 marzo 2020 avevamo chiesto al Servizio Prevenzione della ASL AQ1 un sopralluogo urgente presso la sede di Comdata, cioè prima dell’ultimo Decreto del Governo, prima dal caso positivo nella sede Comdata di Roma e prima del caso sospetto in azienda.
Il 12 marzo il Servizio ha svolto un sopralluogo presso Comdata, ma in orario pomeridiano nel quale la presenza di operatori era eccezionalmente ridotta e senza certezza di aver visionato tutti i locali operativi aziendali. Non ne conosciamo l’esito.
Prima di prendere visione della Relazione e del Verbale conclusivo relativo al sopralluogo effettuato e in assenza di un pronunciamento ufficiale da parte della ASL (che abbiamo già richiesto) ‐e non solo in base alle comunicazioni formali sull’esito dei controlli svolti o da svolgere sul lavoratore interessato ‐ non è possibile disporre la riapertura “ordinaria” della sede e delle attività.
La sanificazione della sede effettuata dall’azienda sabato 14 marzo è del tutto insufficiente ad evitare il rischio di eventuale contagio data l’ovvia possibilità di contagio successivo soprattutto nella attuale situazione del sito dell’Aquila.
Noi e tutti i lavoratori del Contact Center Inps siamo impegnati in prima linea nella difesa della continuità del servizio pubblico, ma nel pieno rispetto della salute del personale di Comdata e dell’intera popolazione aquilana. Chiedevamo a Comdata già da tempo – a proposito dell’emergenza COVID 19 ‐ interventi urgenti che tengano conto della specificità della realtà lavorativa quotidiana nei call center, caso peculiare nel mondo del lavoro a causa dell’assembramento quotidiano negli stessi locali di centinaia di persone, a stretto contatto continuativo (a L’Aquila Comdata ha oltre 500 dipendenti). Ad esempio:
• Postazioni operative disposte “a scacchiera” per garantire “realmente” la distanza minima indicata dalle norme, proposta seccamente rifiutata senza alcuna spiegazione. Lo ha fatto successivamente ma solo dopo il caso positivo scoperto nella sua sede di Roma e in assenza di un confronto con il sindacato circa le modalità gestionali che ne garantiscano la continuità (a partire dalla necessaria rarefazione dei presenti in servizio date le insufficienti caratteristiche dei locali, utilizzando gli strumenti contrattuali consentiti e non affidando al caso la presenza o meno in servizio degli operatori). La proposta è stata ripresa dal Protocollo.
• Avevamo chiesto sia a Inps che a Comdata di concordare una parziale riduzione dei servizi garantendo quelli effettivamente indifferibili, al fine di ottenere ragionevoli condizioni di sicurezza e prevenzione (anche questa ripresa dal Protocollo: “Rimodulazione dei livelli produttivi”).
Nessuna risposta.
• Avevamo chiesto – oltre ai dispositivi di protezione individuale degli operatori ‐ la pulizia e sanificazione delle singole postazioni ad ogni cambio turno (proposta ripresa dal Protocollo) non limitandosi a quelle episodiche: il motivo è talmente banale che vorremmo evitare di ricordarlo.
Nessuna risposta.
• L’attivazione del Telelavoro, anche questo messo in moto con ritardo, non può essere garantita esclusivamente in
base alla disponibilità di adeguate attrezzature o all’investimento monetario dei singoli operatori. Le postazioni di
lavoro a distanza vanno allestite e finanziate dall’azienda, anche per motivi di sicurezza, ma non è la strada che si sta
percorrendo.
In riferimento all’obbligo per le aziende di sottoporre tutti i dipendenti a visita medica preventiva, ricordiamo che in
Comdata lavorano 80 persone disabili, le cui condizioni personali e lavorative – soprattutto nella fase attuale ‐
andrebbero valutate professionalmente dal medico competente aziendale, di cui però non sappiamo nulla.
Le nostre proposte, integrate fra di loro, possono agevolmente consentire la continuità lavorativa garantendo la
massima prevenzione oggi possibile.
LA PRESENTE E’ INVIATA ANCHE ALLA ASL AQ1 QUALE RICHIESTA FORMALE DELLA DOCUMENTAZIONE SOPRA
CITATA. NON OCCORRE SOTTOLINEARE L’ETREMA URGENZA DELLA RICHIESTA.
Si invitano inoltre le Autorità e gli Enti in indirizzo a vigilare sulla corretta applicazione delle norme poste a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e le preghiamo di intervenire con la massima urgenza, ognuno nell’ambito delle proprie competenze, per aiutarci a garantirne la piena attuazione.
Siamo certi della Vostra piena consapevolezza delle enormi responsabilità che ciascuno di noi deve assumersi fin dalle prossime ore.

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Venanzio Cretarola
CISAL COMUNICAZIONE – COMDATA